La settimana si apre male: timori di recessione dopo dati occupazione Usa
La settimana di borsa si apre male, come si era chiusa male quella scorsa. I mercati temono la recessione dopo i dati sull'occupazione Usa: tassi di interesse troppo alti, inflazione trainata dai profitti, la locomotiva americana segna il passo. Sarà in vista una nuova recessione o forse no, fatto sta che i mercati hanno paura. E i primi segnali della settimana confermano i timori di quella che si è chiusa venerdì scorso. Si vedano i listini delle borse asiatiche di questa notte, prima fra tutte la borsa di Tokyo: appena dopo i primi scambi è un crollo verticale - con l'indice Nikkei che precipita al -7% e più, salvo poi riguadagnare una parte delle perdite. Certo, qui ci sono in gioco fattori locali come il posizionamento dello Yen, ma la tendenza è globale. Anche la borsa di Hong Kong è in calo nella ripresa delle contrattazioni del lunedì, con l'indice Hang Seng Index che perde attorno all'1.59%. Tutto in linea con le ultime da Wall Street e dal resto dell'Asia. La causa scatenante dello scossone, secondo gli analisti, viene dal rapporto di luglio sull'occupazione negli Stati Uniti, che un po' a sorpresa ha tratteggiato un'economia americana non esattamente in salute: il tasso di disoccupazione sale per il quarto mese consecutivo, le assunzioni crollano, segno - si dice - che gli alti tassi di interesse destinati a tenere sotto controllo l'inflazione stanno esigendo un prezzo molto pesante ad aziende e consumatori. Insomma, si torna a temere la recessione - o stagnazione che dir si voglia. In questo caso si profila in particolare il fenomeno noto come “stagflazione”: stagnazione più inflazione. Colpa di un lungo periodo di aumento generalizzato dei prezzi - non tanto a causa di tensioni sulla domanda o sull'offerta, quanto per la fortissima crescita dei profitti (che non si riflette sul potere d'acquisto della generalità dei consumatori né in un aumento della produttività delle imprese) In queste ore un altro fenomeno sui mercati sembra confermare questa lettura: il calo dell'oro, probabilmente perché gli investitori vendono per coprire perdite su altri settori. Stessa dinamica che può essere all'origine del crollo delle criptovalute, una vera e propria frana: il Bitcoin cala del 12,5%, l'Ether addirittura del 21,8%.
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