Un successo scientifico che potrebbe evitare l'estinzione dei rinoceronti bianchi settentrionali
Per la prima volta un embrione di rinoceronte creato attraverso la fecondazione in vitro è stato impiantato con successo dando il via a una gravidanza. L'esperimento è stato condotto in Kenya dal consorzio internazionale BioRescue, con un embrione fecondato in Italia nei laboratori di Avantea a Cremona. La riuscita nell’esperimento apre alla possibilità di impiantare embrioni di rinoceronte bianco settentrionale per salvare la specie dall'estinzione, prima che scompaiano anche le ultime due femmine rimaste: Najin e sua figlia Fatu. Entrambe sono nate in cattività e ora sono tenute sotto stretta sorveglianza presso la riserva Ol Pejeta Conservancy in Kenya. Un tempo i rinoceronti bianchi settentrionali erano presenti in tutta l'Africa centrale, ma il bracconaggio ha sterminato la specie che, non potendo riprodursi in natura, è considerata tecnicamente estinta. Il team di BioRescue ha intrapreso la strada della fecondazione assistita. Il tentativo è partito lo scorso settembre, quando è stata selezionata come madre surrogata Curra, una femmina di rinoceronte bianco meridionale, specie affine a quella sul baratro dell'estinzione. Nell’utero di Curra sono stati trasferiti con successo due embrioni prodotti presso i laboratori di Avantea. Purtroppo, dopo due mesi, Curra è morta a causa di un'infezione batterica favorita dalle forti piogge. Le analisi sul suo corpo hanno confermato la gravidanza di un feto maschio sano di 70 giorni, lungo 6,4 centimetri, frutto del trasferimento di uno dei due embrioni in provetta. "Queste informazioni testimoniano la fattibilità del processo e riducono il tempo necessario per verificarne il successo: pensiamo infatti che potremo procedere al trasferimento di embrioni di rinoceronte bianco settentrionale un anno prima del previsto", ha commentato Cesare Galli, co-fondatore e direttore di Avantea. Ci sono solo 30 embrioni creati in laboratorio utilizzando ovuli di Fatu. Jan Stejskal, coordinatore del progetto, ha detto che l’avidità umana è responsabile della situazione in cui si trova la specie e per questo “abbiamo il dovere di salvarli”.
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