Dopo 9 ore di tensione, la polizia turca ha liberato i dipendenti della Procter & Gamble presi in ostaggio da un uomo armato a sostegno dei palestinesi contro l'operazione militare israeliana a Gaza.
Si è conclusa dopo 9 ore la vicenda dei sette dipendenti della Procter & Gamble (P&G) alle porte di Istanbul che nel primo pomeriggio erano stati presi in ostaggio da un uomo armato che avrebbe agito per protesta a sostegno dei palestinesi contro l'operazione militare israeliana a Gaza. La polizia turca li ha liberati e ha arrestato il sequestratore. "Quando l'uomo è uscito per andare in bagno, le nostre forze di sicurezza hanno effettuato un'operazione senza ferire gli ostaggi", ha detto ai giornalisti il governatore locale Seddar Yavuz, aggiungendo che l'aggressore è stato arrestato. Nel distretto industriale di Gebze, non lontano da Istanbul, le autorità turche hanno prima cercato una trattativa e poi sono intervenute arrestando l'uomo, identificato come Ibrahim Y. Sul luogo sono immediatamente accorse le ambulanze, ma anche le squadre speciali e la polizia, che ha chiuso il traffico isolando l'edificio. Contemporaneamente le autorità turche hanno garantito il massimo impegno per evitare tragiche conseguenze, ma anche fatto calare il silenzio sull'accaduto. L'uomo armato, nelle immagini pubblicate dai media turchi, era apparso indossare una rudimentale cintura esplosiva. I Media turchi hanno precisato che il rapitore avrebbe giustificato il suo atto denunciando le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. L'agenzia privata Dha, prima della positiva conclusione della vicenda, aveva parlato con il marito di una delle persone tenute in ostaggio, che era riuscito a chiamare la moglie al cellulare: "Ha risposto, siamo stati presi in ostaggio, stiamo bene, e poi ha chiuso". Le immagini diffuse dalla stampa turca hanno mostrato auto della polizia bloccare l'accesso alla fabbrica dell'azienda americana a ovest di Istanbul, prima dell'inizio di un tentativo di negoziato tra gli agenti e il rapitore. La denuncia è arrivata anche dal sindacato dei dipendenti Umut-Sen, che ha specificato che il sequestratore ha permesso al resto dei lavoratori della fabbrica di lasciare l'edificio. In base a quanto riportano i media turchi, il sequestratore avrebbe anche dato il permesso a festeggiare il compleanno di uno dei sequestrati, per il quale erano già stati fatti dei preparativi. Tra le immagini diffuse tramite un live sui social si vedono infatti dei festeggiamenti con tanto di torta, candele e abbracci. Il tutto mentre andavano avanti i sopralluoghi delle squadre speciali intorno all'edificio, per valutare la possibilità di un intervento in caso la trattativa non fosse stata sufficiente a sbloccare la liberazione degli ostaggi. Il sequestratore, prima dell'arresto, aveva anche scritto dei messaggi sui social media. "A partire da ora coloro che mi amano facciano solo una cosa, preghino per me come se stessero pregando per la Palestina", si legge nel primo post. Nel secondo invece Ibrahim Y. ha scritto: "Possono chiamarmi pazzo, possono darmi del terrorista o del traditore, ma io ci credo e voglio aprire quella porta". Il sentimento pubblico contro Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, è aumentato in Turchia dall'inizio del conflitto, con continue proteste a sostegno del popolo palestinese nelle principali città e richieste di un immediato cessate il fuoco. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato particolarmente esplicito, parlando di "crimini di guerra" israeliani e paragonando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al leader nazista Adolf Hitler. A novembre l'ambasciata statunitense ad Ankara ha lanciato un avvertimento sulle manifestazioni "critiche nei confronti della politica estera degli Stati Uniti" e sugli inviti a boicottare le aziende statunitensi. L'avviso seguiva le proteste e gli attacchi a punti vendita come McDonald's e Starbucks in relazione al conflitto a Gaza.
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