Attiva audio

NY vs social: ragazzi addicted ai like

La città di New York accusa i giganti della tecnologia di danneggiare la salute mentale dei giovani

Salute
16/02/2024

Commenti 0

Non ci sono commenti. Clicca qui per scrivere qualcosa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lista commenti

Non ci sono commenti

La città di New York ha deciso di dichiarare guerra aperta ai giganti della tecnologia che gestiscono le piattaforme di social media come Facebook, Instagram, TikTok, Snapchat e YouTube. Secondo un documento di 311 pagine presentato alla corte superiore della California, queste piattaforme sono accusate di causare danni alla salute mentale dei bambini e dei ragazzi, che sono ormai dipendenti in massa da esse.

In Italia, secondo una ricerca dell'istituto Demoskopika, ci sono circa 1,1 milioni di italiani con meno di 35 anni che hanno un elevato rischio di dipendenza dai social media. Tra questi, ci sono 430 mila persone tra i 18 e i 23 anni, 390 mila tra i 24 e i 29 anni e 308 mila tra i 30 e i 35 anni. Queste persone hanno un rapporto problematico con i social media: sentono il bisogno di usarli sempre di più, non riescono a smettere nonostante i tentativi, manifestano comportamenti ansiosi o agitati quando non possono utilizzarli e sacrificano ore di studio o di lavoro per dedicarsi ai social.

Arianna Terrinoni, neuropsichiatra infantile del policlinico Umberto I di Roma, commenta: "Finalmente la società si occupa di temi come questo che noi esperti osserviamo preoccupati da tempo". Secondo l'esperta, si sta assistendo a una crescita esponenziale di questa dipendenza, che si è accentuata durante e dopo la pandemia ma che era già presente dal 2018-19. Terrinoni sottolinea che il problema principale non è il tempo trascorso davanti agli schermi, ma l'uso problematico dei social da parte dei bambini e degli adolescenti.

Questa generazione è sempre più connessa, ma spesso anche più isolata. I ragazzi utilizzano i social in modo molto passivo e poco attivo, il che può portare a comportamenti errati e, nei casi più gravi, avere effetti negativi sulla loro psiche. La soluzione non è vietare l'uso dei social, ma indirizzare i giovani verso una maggiore consapevolezza attraverso l'educazione digitale.

Arianna Terrinoni, neuropsichiatra infantile del policlinico Umberto I di Roma, afferma: "I social non vanno demonizzati, ma occorre prestare attenzione all'uso problematico".

Fonte: Gettu