La notte del 29 luglio, solo una donna è riuscita ad osservare dal suo terrazzo gli ultimi drammatici momenti di vita di Sharon Verzeni, la 33enne vittima di un tragico destino. La vicina, Awa Sangare, ha raccontato in un'intervista all'Eco di Bergamo di aver lottato per aiutare il fratello Moussa, l'assassino reo confesso di Sharon, a liberarsi dalla dipendenza. Con grande dolore ha dichiarato: "Non doveva finire così, assolutamente no. Il nostro pensiero va a quella povera ragazza, a Sharon e alla sua famiglia, siamo molto addolorate". Awa ha denunciato che nessuno si è mosso per aiutare Moussa a superare la dipendenza, nonostante i loro sforzi. La vita di Moussa è cambiata quando è partito per l'estero e ha iniziato a fare uso di droghe sintetiche. La vicina ha raccontato momenti di paura vissuti in casa, con Moussa che urlava, parlava da solo e delirava. Dopo la terza denuncia presentata dalle due donne, Moussa non abitava più con la famiglia. La testimonianza della vicina è stata fondamentale per gli inquirenti, che cercano di fare luce su questo tragico evento.
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