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Polemica Sanremo: Geolier accusato.

Il testo della canzone del rapper non rispetta la lingua partenopea, secondo i puristi

Arti e Spettacolo
01/02/2024

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02/02/2024 08:09

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02/02/2024 08:09

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Sanremo 2024 non è ancora iniziato e già è scoppiata la prima polemica. Sotto accusa sui social è il testo in napoletano della canzone presentata al Festival da Geolier “I p' me, tu p' te”, che ha fatto insorgere i puristi del dialetto - anzi della lingua partenopea, per quelli che vengono additati come veri e propri errori grammaticali.

Capofila della 'rivolta', lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni che, in un post su Facebook, rivendica come il napoletano "non merita questo strazio".

"È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune - sottolinea l'inventore del Commissario Ricciardi -, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l'amore". Nessun "giudizio sull'artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro - precisa De Giovanni - gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio", ma "il napoletano - insiste - è una lingua, ha una sua scrittura e questa ha diritto al rispetto".

E, a chi gli fa notare che ogni lingua evolve e che il napoletano non può rimanere quello dei capolavori di Salvatore di Giacomo o Eduardo De Filippo, ribatte: "Qui non si tratta di scomodare Di Giacomo, Viviani o De Filippo. Andate a vedere la scrittura dei testi di Pino Daniele. Sono tutti disponibili in rete. Guardate come sono scritti. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po' di umiltà", conclude.

Mentre proprio Di Giacomo viene 'scomodato' dallo scrittore e divulgatore scientifico Angelo Forgione che in un altro post sui social ammette di non essere riuscito a leggere il testo fino in fondo perché "mi è improvvisamente calata la vista e poi mi è apparso Salvatore Di Giacomo sanguinante in croce".

Forgione, precisando che "il post non attacca Geolier né la sua canzone, ma analizza una questione linguistica", evidenzia gli 'errori': "Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono, come nel titolo. Una lingua perfetta per il rap e non solo, ma il Napoletano, non è questo scempio - attacca - . E chi non prova imbarazzo è complice dell'offesa dell'alta dignità dell'unico sistema linguistico locale d'Italia di respiro internazionale, proiettato sull'orizzonte artistico globale proprio attraverso la Canzone. È la deturpazione dei costumi. Altro che ananas sulla pizza".

Nel dibattito acceso sul discusso testo del rapper Geolier e sulle nuove tendenze musicali dice la sua anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi , che sulle polemiche afferma: "È chiaro che questo è un dibattito antico, che ha a che fare con il tema dell'evoluzione della lingua. Le lingue sono uno strumento vivo, si modificano, cambiano".

"Da un lato ovviamente c'è chi sostiene, anche giustamente, che esiste un napoletano classico, con delle regole, anche grammaticali, che rappresenta un po' la tradizione della nostra città. Ma poi - osserva l'ex rettore a margine di un convegno al Maschio Angioino - ci sono le nuove tendenze, un nuovo modo di parlare, di cui Geolier è un grande interprete. Questa è un po' l'esemplificazione di un dibattito eterno tra chi vuole conservare la lingua, e anche questo è importante, e chi invecene interpreta i cambiamenti. L'importante è che si parli di Napoli, che Napoli sia a Sanremo e che finalmente ci sia una canzone in napoletano a Sanremo".

Manfredi, però, ammette di non volersi schierare tra chi difende Geolier e chi, invece, sta dalla parte dei puristi del napoletano. "Nessuno deve schierarsi - dice il sindaco -. È chiaro che la canzone classica è fatta di tradizione, con delle regole linguistiche. Oggi però i ragazzi parlano uno slang completamente diverso. Se si va negli Stati Uniti e si parla con i giovani, anche chi conosce l'inglese non capisce niente. Questa è la quotidianità ed è anche il futuro. Noi dobbiamo essere capaci di interpretare anche quelle che sono le nuove tendenze, senza però dimenticare la tradizione della lingua napoletana, che del resto è studiata anche nelle nostre università".

Fonte: (Ansa)