Attiva audio

Karateka di Gaza vuole rappresentare Palestina.

Mais Elbostami si allena al Cairo con istruttori locali

Esteri
07/07/2024

Commenti 0

Non ci sono commenti. Clicca qui per scrivere qualcosa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lista commenti

Non ci sono commenti

Quando scoppiò la guerra a Gaza, Mais Elbostami aveva appena vinto un campionato locale di Karate. Oggi vive vicino al Cairo e, nonostante i traumi, nutre ancora l'ambizione di issare la bandiera palestinese nelle competizioni internazionali. Il 6 ottobre 2023, giorno prima della strage di Hamas in Israele, aveva partecipato a un torneo "in cui sono stata incoronata prima vicecampionessa", racconta la giovane 18enne. All'epoca viveva nel nord di Gaza e la sua vittoria l'aveva qualificata per il campionato nazionale che avrebbe riunito atleti di Gaza e della Cisgiordania. Ma la guerra è passata di lì: “Siamo fuggiti di casa senza prendere nulla, neanche un ricordo”, confida Mais Elbostami. Per oltre sei mesi si è spostata da un luogo all’altro all’interno del territorio palestinese assediato, dove “non esiste un posto sicuro”. E nell'inferno dei trasferimenti, "ogni ora che passa ti fa invecchiare di un anno". “Durante i primi dieci giorni ho perso il mio allenatore Jamal al-Khairi e sua nipote che si allenava con me”, racconta la giovane. Quando è arrivata nella capitale egiziana ad aprile, con la sua famiglia, aveva due cose in mente: avere notizie dei suoi cari rimasti a Gaza e riprendere gli allenamenti. Così ha parlato con un allenatore della squadra palestinese, che l'ha messa in contatto con i colleghi egiziani: “Mi hanno adottato appena arrivata e mi stanno aiutando a migliorare la mia tecnica per poter partecipare ai tornei”. A cominciare dal campionato nazionale egiziano in programma ad agosto, al quale intende prendere parte. “A volte, le immagini della guerra (...) dei nostri viaggi e dei bombardamenti prendono il sopravvento. E smetto di allenarmi”, dice commossa. Nonostante i pericoli, sogna di issare la bandiera palestinese nei tornei mondiali. “Ogni volta che rappresento la Palestina, lo faccio per il mio Paese, per i martiri e i feriti, è una responsabilità nazionale”.