Condannato tre volte, sopravvissuto a un avvelenamento, a lungo detenuto in condizioni inumane: non aveva mai perso ironia e determinazione
Alexey Navalny nasce a Butyn, a circa 40 chilometri da Mosca. Si laurea in legge all'Università dell'Amicizia Popolare nel 1998 e nel 2010 vince una borsa di studio a Yale. A partire dal 2007 ottiene visibilità occupandosi di corruzione e del torbido intreccio di politica e affari che regna in Russia. Una delle sue prime mosse è quella di acquistare partecipazioni in compagnie petrolifere e del gas russe per diventare un azionista attivista e avere accesso ai loro bilanci. Concentrandosi sulla corruzione, fa leva su un sentore diffuso tra i russi di essere truffati e ha avuto una eco più forte rispetto a preoccupazioni più astratte e filosofiche sugli ideali democratici e i diritti umani. Nello stesso anno è espulso dal partito di opposizione liberale Yabloko per le sue posizioni ultranazionaliste. Dal 2010 denuncia sul web la corruzione nella pubblica amministrazione. Nel 2011 fonda la "Fondazione anticorruzione" e guida un movimento di protesta contro la vittoria del partito di Putin, "Russia Unita", alle elezioni parlamentari: sono le manifestazioni più imponenti dall'ascesa al potere dell'attuale presidente, nel 1999. Nel 2013 è condannato a 5 anni di reclusione per appropriazione indebita in base a quella che lui stesso ha definito un'accusa politicamente motivata. La Procura chiede inaspettatamente il suo rilascio in attesa dell'appello, la Corte di appello gli concede poi la sospensione della pena.Il giorno prima della sentenza, Navalny si era registrato come candidato a sindaco di Mosca. L'opposizione vede il suo rilascio come il risultato delle proteste nella capitale per la sua condanna, ma molti osservatori lo attribuiscono al desiderio delle autorità di dare una sfumatura di legittimità alle elezioni del sindaco. Navalny arriva secondo con il 27,2% dei suffragi, un risultato impressionante contro il candidato in carica, che gode dell'appoggio della macchina politica di Putin ed era popolare per aver migliorato le infrastrutture e l'estetica della capitale. Nel 2015 la sua formazione politica, il "Partito del progresso", viene dichiarato illegale. Due anno dopo, in un'inchiesta pubblicata su YouTube, accusa l'allora Primo ministro Dmitry Medvedev di gestire un impero immobilitare con i soldi degli oligarchi. Migliaia di manifestanti scendono in piazza brandendo paperelle di plastica: un riferimento alla casa in miniatura che le anatre avrebbero avuto in una delle residenze di Medvedev. Nel 2018 si candida alla presidenza, ma è dichiarato ineleggibile per la sua condanna. È il 20 agosto 2020 quando, a bordo di un volo per Mosca, accusa un forte malore. Ricoverato a Omsk, in Siberia, dopo un atterraggio di emergenza, va in coma e viene attaccato a un respiratore. Su richiesta della famiglia, ottiene il trasferimento in Germania, dove viene accertato un avvelenamento da Novitchok, un prodotto neurotossico sviluppato a fini militari dall'Unione sovietica, o da sostanza simile. Ripresosi, accuserà Putin, che negherà ogni addebito. Torna il Russia il 17 gennaio 2021 e viene arrestato appena atterrato a Mosca. Decine di migliaia di sostenitori scendono in piazza. Negli stessi giorni, i suoi collaboratori pubblicano su YouTube un'inchiesta su un palazzo costruito da Putin sulle rive del Mar Nero: le visualizzazioni saranno decine di milioni. Il 2 febbraio gli viene inflitta una condanna definitiva a due anni e mezzo ed è trasferito in una colonia penale 100 chilometri a est di Mosca. Gli arresti tra i manifestanti a sostegno sono diecimila, la fondazione anticorruzione viene chiesa per "estermismo". Il 20 ottobre gli è conferito il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Una nuova condanna, il 22 marzo 2022, fa salire la pena a nove anni. Di nuovo un trasferimento, stavolta in un carcere a 250 chilometri da Mosca. Dalla cella denuncia vessazioni e condizioni di detenzione inumane. Il 4 agosto viene condannato a 19 anni per estremismo. Il 25 dicembre si apprende di un ulteriore trasferimento, stavolta lontanissimo: a Kharp, nell'Artico russo. Gli oppositori a Putin spesso hanno vita breve: si ritirano, fugano, muoiono in circostanze che non vengono mai chiarite. Navalny è riuscito a rimanere sotto i riflettori per quasi 15 anni, affrontando con determinazione e spavalda ironia ogni battuta d'arresto e aggirando grazie un uso sapiente dei social media la repressione del Cremlino nei confronti del giornalismo indipendente.
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