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Ribelli Houthi: gruppo estremista yemenita

Per il politologo della Chapman University, i fondamentalisti sono “bambole” dell’Iran che a sua volta è, per molti versi, e con le dovute differenze, una “bambola” di Mosca

Esteri
23/02/2024

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I Ribelli Houthi, noti anche come Ansar Allah o “Partigiani di Dio”, sono un gruppo politico-militare fondato nello Yemen negli anni ’90. Il loro nome deriva da quello del loro fondatore, Hussein Badreddin al-Houthi. Il gruppo si è affermato come attore non statale fondamentale nella politica yemenita, specialmente dopo aver preso il controllo della capitale, Sana'a, nel 2014. Gli Houthi sono generalmente associati alla componente zaydita dell’islam sciita, sebbene abbiano ottenuto un certo sostegno anche da altre fazioni yemenite. Si differenziano dagli altri movimenti islamisti per l'appartenenza religiosa, gli obiettivi politici e le alleanze internazionali. Gli Houthi sono sciiti, mentre altri movimenti islamisti sono prevalentemente sunniti. Si concentrano principalmente sulla lotta per il controllo politico nello Yemen e sull'affermazione dei diritti della minoranza zaydita. Hanno legami stabili con l’Iran, mentre altri movimenti islamisti sono maggiormente legati all’Arabia Saudita e al Qatar. Gli Houthi sono considerati “bambole” dell’Iran, che a sua volta è, per molti versi, e con le dovute differenze, una “bambola” di Mosca. Secondo il politologo Andrea Molle, i ribelli Houthi sono un’organizzazione che deve molto in termini di supporto soprattutto all’Iran. Esiste una complessa rete di relazioni tra gli Houthi e l'Iran, che dipende dalla necessità di negoziare obiettivi di breve e lungo periodo per massimizzare i propri vantaggi. Tuttavia, gli Houthi non si limitano ad eseguire pedissequamente gli ordini dell’Iran, ma cercano di beneficiare autonomamente del rapporto con il mandante. La strategia degli Houthi è parte di una strategia regionale dell'Iran, che mira a ridurre la presenza e l’influenza occidentale in Medio Oriente. La destabilizzazione dell'area conviene all'Iran per diverse ragioni, tra cui la lotta per l’egemonia con l’Arabia Saudita e il ritiro o ridimensionamento della presenza degli Stati Uniti in Medio Oriente, che aiuterebbe la Russia nel conflitto con l’Occidente. La missione "Aspide" dell'UE è un buon punto di partenza, ma non è abbastanza per deterrenza. Secondo Molle, l'Occidente fa poca deterrenza e la fa anche male. La crisi in corso nel Mar Rosso e il conflitto a Gaza sono correlati nel senso che offrono opportunità agli attori di esercitare un’azione decisiva di logoramento nei confronti dei paesi occidentali. La Cina potrebbe trarre vantaggio dalla crisi, sia per la perdita di influenza occidentale in Medio Oriente, sia per offrirsi come mediatore della crisi aumentando le sue credenziali internazionali. La situazione nel Medio Oriente è molto incerta e potrebbe evolvere in diverse direzioni, con possibili espansioni del conflitto e persistente instabilità nel Mar Rosso e nel Corno d’Africa. La congiuntura delle relazioni internazionali richiede una navigazione cauta e una rivalutazione dello strumento militare come garante della pace.

Fonte: (ApPhoto)