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13 anni per 'vivandiera' di Messina Denaro

La donna che ha accudito il boss durante la latitanza è condannata per concorso esterno in associazione mafiosa

Cronaca
12/01/2024

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Il gup di Palermo ha condannato a 13 anni e 8 mesi in abbreviato, per concorso esterno in associazione mafiosa, Lorena Lanceri, la donna che, per mesi, ha accudito durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro. A 6 anni e 8 mesi è stato condannato il marito Emanuele Bonafede, imputato di favoreggiamento e procurata in osservanza della pena. A Lanceri, legata sentimentalmente al capomafia, era stato contestato inizialmente il favoreggiamento: nel corso delle indagini l'accusa è stata modificata. Si complica la posizione processuale anche per Giovanni Luppino, arrestato insieme a Messina Denaro il 16 gennaio scorso e accusato, tra l'altro, di aver fatto da autista al capomafia. Un imprenditore trapanese ha deposto al processo in cui Luppino risponde di associazione mafiosa e ha raccontato che l'imputato, nel novembre del 2022, pochi mesi prima della cattura del boss, gli chiese il pizzo per conto del padrino di Castelvetrano. "Mi propose un incontro dicendomi di lasciare a casa il cellulare e poi mi chiese un aiuto economico per Messina Denaro", ha raccontato, smentendo la tesi difensiva di Luppino che prima ha sostenuto di non conoscere la vera identità dell'uomo a cui faceva da autista, poi di avere scoperto che dava passaggi al padrino solo in un secondo momento. "Io rifiutai - ha detto il testimone rispondendo alla domande del pm, Gianluca De Leo - Dissi che certe cose non le facevo e che se fosse accaduto qualcosa a me o ai miei familiari sarei andato dai carabinieri". All'imprenditore gli inquirenti sono arrivati attraverso le intercettazioni. L'uomo si sarebbe lamentato della richiesta di pizzo al telefono.Luppino, alla scorsa udienza, aveva chiesto di essere sentito dal gip. "Andrea Bonafede, mio compaesano che non frequentavo abitualmente nel 2020 mi presentò un uomo, sostenendo che fosse suo cugino e chiedendomi di accompagnarlo a Palermo per delle cure", aveva detto. Un giorno, però , il passeggero, conosciuto col nome di Francesco, si sentì male durante uno dei viaggi per il capoluogo e all'invito di Luppino di andare in ospedale avrebbe detto: "portami a casa, sono Messina Denaro non posso andare in ospedale". Da allora, "per ragioni umanitarie", sapendo che il boss era gravemente malato, l'imputato l'avrebbe continuato ad accompagnarlo alle terapie. Il padrino gli avrebbe, di volta in volta, lasciato nella cassetta delle poste un biglietto con l'orario dell'appuntamento successivo. Una versione che, per gli inquirenti, fa acqua da più parti. Luppino ha negato di aver rapporti di frequentazione con Bonafede e con la cugina Laura, altra favoreggiatrice del boss, ma gli investigatori hanno scoperto che la donna ha battezzato i figli dell'imprenditore. Dalle analisi delle celle telefoniche dell'autista risulta, inoltre, che questi avrebbe portato il capomafia in clinica per ben 50 volte in due anni.

Fonte: ansa