Dopo 10 anni, la verità sulla morte di Chiara emerge in una lettera commovente
Dieci lunghi anni. Tanto ci è voluto perchè la verità sulla morte della piccola Chiara, ricoverata con ecchimosi su tutto il corpo a soli 45 giorni, venisse a galla. È accaduto giovedì scorso, nel modo più tragico, quando Gerarda Picciariello, 61enne nonna della piccola, si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno. Prima di farlo però ha lasciato ai familiari una lettera d'addio in cui si assume la responsabilità della morte della nipotina, avvenuta poco dopo la sua nascita, nel salernitano: decesso per il quale è stata ritenuta responsabile ed è attualmente in cella con una condanna a 10 anni, la madre di Chiara, Denise Schiavo. "Se state leggendo questo foglio -scrive Gerarda- è perché non posso continuare a vivere, sapendo quello che ho scoperto oggi". L’anziana aveva rimosso quello che è tremendamente doloroso. La 61enne, conosciuta e stimata tanto da essere commemorata con una fiaccolata silenziosa da amici e parrocchiani del suo quartiere a Pontecagnano Faiano, ha scritto di aver ricordato all'improvviso l'incidente che potrebbe aver causato la morte della neonata. Chiara nasce nel 2014, prematura e costretta a una lunga degenza in ospedale. Dimessa, dopo poco la piccola viene ricoverata di nuovo: ha ecchimosi sul corpo, ma anche alcune fratture. Le cure non riusciranno a salvarla. Muore a 45 giorni dalla nascita, nell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Sono i genitori a rivolgersi alla magistratura, e dopo aver seguito altre piste le indagini si concentrano sulla mamma Denise. Secondo i periti Chiara è morta in seguito alla sindrome del bimbo scosso, e per la Procura di Salerno a strattonarla fino a provocarle una emorragia interna è stata sua madre. Denise viene condannata a dieci anni per omicidio preterintenzionale. A marzo scorso la sentenza passa in giudicato, e la donna finisce in cella. Chi conosce Gerarda assicura che da quel giorno la sua vita è cambiata, "per lei era insopportabile l'idea che Denise dovesse vivere in prigione". Il legale rivolge una domanda di grazia al presidente Mattarella, poi chiede la revisione del processo. A un certo punto però Gerarda si convince, dopo dieci anni, che la morte della nipotina sia stata colpa sua, recuperando un ricordo del 2014. Scrive nella lettera d'addio: "Un velo mi si è alzato dalla mente, mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell'episodio". Poi l'epilogo: "Ditemi, che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi". Sulla base di questa lettera il legale di Denise annuncia una nuova richiesta di grazia al Capo dello Stato e un ulteriore tentativo per ottenere la revisione del processo.
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