La Corte d'Appello di Brescia accoglie l'istanza di revisione del processo
È uno dei grandi casi della cronaca giudiziaria, conosciuto come la 'strage di Erba', un massacro avvenuto l'11 dicembre del 2006. Una vicenda che ha scosso e diviso l'opinione pubblica per la sua efferatezza. Quattro le vittime, fra cui un bambino di due anni. I coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno ucciso, a colpi di spranga e di coltello, per le continue vessazioni subite dai vicini di casa. Con questa motivazione i coniugi sono stati condannati all'ergastolo. Adesso, dopo 17 anni, arriva un colpo di scena: la Corte d'Appello di Brescia accoglie l'istanza di revisione del processo avanzata dagli avvocati di Olindo e Rosa, che il primo marzo saranno di nuovo in aula. Ci sono nuove prove che la Corte dovrà valutare: intercettazioni ambientali, telefoniche, audio e video, nuove consulenze, nuovi testimoni. Fra loro c'è un uomo che abitava nella casa della strage che, secondo i legali della difesa, avrebbe riferito di una faida con un gruppo rivale individuando nella casa della strage 'la base dello spaccio' nella vicina piazza del mercato. Un nuovo movente per la strage, che a questo punto poco avrebbe a che fare con l'odio dei coniugi. Tra le prove schiaccianti che hanno portato all'ergastolo di Olindo e Rosa c'è il supertestimone Mario Frigerio, deceduto nel 2017. Il vicino di casa, accoltellato la notte dell'11 dicembre, ma rimasto miracolosamente in vita, riconosce i due coniugi come i responsabili della strage. Poi c'è la macchia di sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini, sul battitacco dell'auto di Olindo. Ora dal primo marzo si possono aprire nuovi scenari.
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