La Procura: "mostra tutto il suo compiacimento per averla fatta ottenere". E l'avvocatessa dell'imputata, anche lei sotto indagine, non lascerà l'incarico
Una delle due psicologhe indagate nel caso Pifferi è stata intercettata mentre parlava con un'altra detenuta. Durante la conversazione, la psicologa si riferisce al giudice come un garantista e si compiace del fatto che abbia preso in considerazione la perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, nonostante il parere contrario del pubblico ministero. Le due psicologhe sono accusate di falso ideologico per aver falsificato i risultati dei colloqui con la detenuta e di favoreggiamento per aver favorito la richiesta di perizia. Secondo il pm, le psicologhe potrebbero aver agito su suggerimento di qualcun altro per creare una giustificazione che motivasse la richiesta di perizia. Inoltre, una delle psicologhe ha consigliato alla detenuta di assumere un atteggiamento strategico nel processo, citando addirittura un boss mafioso. Il pm ha presentato una serie di prove per dimostrare la piena capacità cognitiva di Pifferi, mentre le psicologhe hanno scritto nelle loro relazioni che il desiderio di una vita perfetta potrebbe aver oscurato la sua capacità di prevedere le conseguenze del suo gesto. L'avvocato di Pifferi, che è anche sotto indagine, ha dichiarato di non voler rinunciare all'incarico. Invitiamo i lettori a commentare la notizia qui sotto e a condividerla con i loro amici.
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