L'ex modella coinvolta nello scandalo, sotto controllo giudiziario
Carla Bruni, moglie dell'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, è stata incriminata in connessione con lo scandalo dei fondi libici che travolse il marito. La ex first lady deve rispondere di "falsificazione di testimonianze" e "associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario", ha appreso Le Monde da fonte giudiziaria. La cantante ed ex modella è stata anche posta sotto controllo giudiziario, vietandole di contattare tutti i protagonisti di questo procedimento (ad eccezione di Nicolas Sarkozy). L'ex first lady è sospettata di aver fatto da intermediaria tra il marito e l'amica Michèle Marchand (detta Mimi Marchand), una celebrità della stampa sospettata di aver orchestrato la ritrattazione dell'affarista Ziad Takieddine, uno dei principali accusatori di Nicolas Sarkozy nell'indagine sul presunto finanziamento libico della sua campagna del 2007. Bruni è anche stata posta sotto lo statuto di testimone informato per il reato di associazione per delinquere allo scopo di corrompere personale giudiziario di un altro stato, in Libano. L'operazione di "sdoganamento" del ruolo dell'ex presidente nella vicenda era l'obiettivo di una vera e propria operazione di comunicazione, hanno appurato i giudici. L'operazione si chiamava "Sauver Sarko", salvare Sarko, nome in codice che nel 2020 indicava l'organizzazione mirante a minimizzare le responsabilità dell'ex presidente nella vicenda del finanziamento libico, per la quale comparirà in tribunale dal gennaio 2025. Obiettivo numero uno, era ottenere da Ziad Takieddine, principale accusatore di Sarkò, una ritrattazione delle accuse. Prima sui media - con un'intervista a Paris Match e una dichiarazione a BFM TV - poi presso un notaio incaricato di recapitare un documento ufficiale alla giustizia francese. Takieddine dichiarò che l'ex capo dello stato non aveva "preso un centesimo, cash o non cash, per le elezioni presidenziali" del 2007 da parte dell'allora leader libico Muammar Gheddafi. Poche settimane più tardi, cambiò di nuovo versione, smentendo la ritrattazione.
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