Una settimana di scontri e saccheggi nel Paese sudamericano
Tutti gli ostaggi che erano rimasti nelle mani dei detenuti, nelle carceri ecuadoriane, sono stati rilasciati la notte scorsa: si tratta di 136 persone, come ha annunciato in un comunicato l'amministrazione penitenziaria. Questa notte, i protocolli di sicurezza e l'azione congiunta della polizia e dell'esercito nazionale hanno consentito il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti in diverse carceri del Paese. Immediata la gioia del presidente dell'Ecuador, Daniel Noboa, espressa via social: il capo dello Stato si è congratulato con le forze di sicurezza del Paese per aver rimesso in libertà i sequestrati in sette penitenziari, nel quadro dell'ondata di violenza scatenata nell'ultima settimana dalle bande di narcos. Congratulazioni per il professionismo e il coraggio dimostrato dalle Forze Armate, dalla Polizia Nazionale e dal Servizio Penitenziario, sotto la guida della ministra (degli Interni) Monica Palencia e del ministro (della Difesa) Gian Carlo Loffredo, per aver ottenuto la liberazione delle guardie di sicurezza e del personale delle carceri nei penitenziari di Azuay, Cañar, Esmeraldas, Cotopaxi, Tungurahua, El Oro e Loja. Gli agenti erano stati catturati dopo che il presidente aveva lanciato un'operazione militare contro i gruppi criminali, scatenando uno scontro feroce con le bande di narcotrafficanti della nazione sudamericana. La crisi è stata innescata dalla fuga dal carcere di Guayaquil di uno dei più potenti boss del narcotraffico del paese, Jose Adolfo Macias, conosciuto con lo pseudonimo di Fito. La sua fuga è stata seguita da rivolte carcerarie, prese di ostaggi, scontri armati e violenze, saccheggi, attacchi alla polizia. Più di 22mila soldati sono stati schierati per effettuare pattugliamenti terrestri, aerei e marittimi. Secondo l'ultimo rapporto ufficiale, 859 sospetti sono stati arrestati, 25 detenuti evasi sono stati ricatturati, cinque terroristi sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e 57 persone rapite sono state rilasciate. Il presidente Noboa - nel corso di una intervista alla BBC - aveva affermato che per risolvere il problema della violenza dei narcos non bastano l'esercito e le carceri come nel Salvador di Nayib Bukele. Noboa quindi aveva ribadito la sua intenzione di riformare il sistema carcerario e di costruire due nuove carceri di massima e supermassima sicurezza, in grado di ospitare oltre 3.000 detenuti in condizioni di quasi isolamento. Quello che stiamo cercando di stabilire nel Paese è un nuovo sistema di sicurezza che ci permetta di avere porti sicuri e controllare le frontiere in modo diverso, ha concluso il presidente.
Non ci sono commenti